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martedì 19 aprile 2011

Assignment 6 - A giant leap

Il professore ci mostra infine,dopo averci girato intorno,un servizio che effettivamente è legato a doppio filo con la professione che (si spera) faremo. Mentre giro su Pubmed,lo sconcerto mi assale riguardo al numero di pagine scritte,di ricerche che vengono svolte,di esperimenti in corso e di scoperte che forse domani verranno smentite.
Il problema,almeno per ora,non è affatto l'inglese,fortunatamente,è proprio il significato dei complessi termini che affollano questi articoli. O meglio,gli abstract,visto che,almeno sul pubmed,l'articolo intero non viene riportato,ma soltanto un riassunto.
Il corso raggiunge alla fine il suo climax. Siamo partiti dai feed,continuando con segnalibri e documenti online,e inframezzando il percorso con una riflessione sul significato delle connessioni che si instaurano tra gli esseri umani. Adesso arriviamo ad affacciarci sull'immensità di ciò che si può fare con internet,la potenzialità definitiva della rete: la condivisione globale del sapere,internet che entra nel reale e con esso si fonde,la ricerca che dai laboratori riversa tutti suoi risultati i quali si organizzano come le già note marmellate.
Anche se per ora è quiescente,la necessità dell'utilizzo di questo servizio finirà presto per essere primaria,almeno nell'interesse di chi vuole svolgere al meglio delle proprie capacità una professione.

In relazione al primo post a riguardo di questo assignment,il discorso è ben più generico. E' interessante l'esperimento di Ciambello e Littlechemistry,ed è consolante vedere che nonostante tutto qualcosa funziona,nel nostro sistema educativo,e resta la voglia profonda,la curiosità di scoprire un'alternativa al mondo che viviamo,una scelta migliore.
La scelta migliore però è sempre,e ciò è imprescindibile, una scelta collettiva. Il peer review nasce perciò,a mio parere,dal desiderio di una scienza, che non dovrebbe più essere una scatola chiusa di conoscenze sul mondo,ma una mutevole nube ancora poco chiara di connessioni tra le cose del mondo, di avere la sicurezza di stare andando avanti e non all'indietro,di aver fatto un piccolo passo verso un auspicabile e utopistico benessere globale. Si potrà contestare che puntare in alto è arroganza,come del resto il Papa non manca di far notare di tanto in tanto,ricordando i bernoccoli che ancora dolgono della torre di Babele che ci è cascata in testa e il tepore rassicurante dell'oscurantismo senza prospettive,ma come direbbe il buon Machiavelli,puntare in alto una freccia non la farà sicuramente arrivare dove punti,ma almeno la freccia andrà lontano.
La scienza è una sfida, non a Dio,ma all'uomo stesso. E' una sfida per l'uomo a superare l'uomo,a comprendere ciò che lo circonda e a carpirne il senso profondo,che forse è proprio l'impossibilità di governarlo.

E poichè la scienza è un affare degli uomini,essa si porta con sè tutti i loro difetti. Tra essi l'essere legata strettamente agli interessi economici. La corsa allo spazio si è fermata quando le due superpotenze hanno deciso che non vi era ritorno economico,le case farmaceutiche brevettano principalmente farmaci per malattie croniche o incurabili poichè la vendita è garantita per un lasso di tempo prolungato,la ricerca biotecnologica o semplicemente scientifica in ogni ambito è spesso pagata da multinazionali che hanno interesse,nella corsa competitiva capitalista,a creare qualcosa di nuovo rispetto ai concorrenti.
In generale però,il volume immenso della ricerca scientifica è rassicurante del fatto che seppur spinta da ideali meno nobili del benessere comune,essa va avanti e ci rende ogni giorno la vita un po' più semplice,e in parte anche più lunga.

Concludo,perchè mi pare di aver scritto anche troppo per la pazienza di chiunque,riguardo al peer review e al problema dei giovani terrorizzati a smentire le grandi equipe di ricerca,che in effetti in scienza,anche se spesso vien dimenticato dagli stessi che lo predicano,dovrebbe valere il principio del buon Popper (a proposito dei filosofi epistomologi e il problema della ricerca scientifica in filosofia),per cui una teoria è scientifica se può essere falsificata (cito a memoria,ma il senso era questo). Se un giovane peer reviewer si trova davanti a un testo che NON PUO' falsificare,non sta analizzando una ricerca scientifica. La scienza lì ha già finito di esistere.

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